Vietnam, Laos e Cambogia

Vietnam, Laos e Cambogia


Le estreme pendici himalayane scendono fino al Vietnam e qui si distendono in un grande arco, formando altopiani e vallate in cui abitano decine di gruppi etnici della grande etnia sino-tibetana: sono Thai, Muong, H’mong, Yao. Qui, circondati dalla natura, vivono ancora secondo usi e costumi tradizionali. Ai piedi di queste alture scorre il Fiume Rosso che solca la grande pianura dove nacque, nel IV sec. A.C., l’antico regno di Au Lac. Ci troviamo nella culla dell’autentica cultura vietnamita. Hanoi è oggi una moderna metropoli, ma basta percorrerne le vie intorno al Lago della Spada Restituita per trovare le splendide testimonianze del suo passato: templi e pagode del XI secolo che ancora narrano i miti del popolo Viet. Miti che descrivono meravigliosi spettacoli naturali come la baia di Halong, i cui faraglioni si narra siano in realtà scaglie di dragoni precipitate in mare. Dove il Mare dell’Est incontra il Golfo del Siam, ha origine il Delta del Mekong creando quelli che la leggenda chiama i Nove Dragoni, dove giunche e sampan scendono tra le rive sulle quali esplode una natura selvaggia. Sul limite del delta, secoli fa, colonie di emigranti cinesi fondarono un mercato vicino a un borgo chiamato Saigon. I Francesi ne fecero una perla dell’epoca coloniale. Oggi è una metropoli proiettata nel XXI secolo, con alti grattacieli che svettano su misteriosi templi taoisti, opere “moderniste” di Gustave Eiffel, chiassosi mercati cinesi, austere pagode buddhiste, riconoscibili costruzioni coloniali. La lunga, sanguinosa guerra che tutti conosciamo è solo un ricordo di cui si scoprono le tracce andando alla ricerca di quei luoghi, come la cittadella sotterranea dei Vietcong a Cu Chi, che hanno fatto la Storia di un passato che il Paese, da alcuni decenni, è riuscito finalmente a lasciare alle spalle.

Dove il Mekong si biforca nel Tien Giang e nel Bassac, che si aprono a ventaglio per formare l’immenso delta, con il Tonle Sap che va a alimentare il Grande lago, in questo quadrivio fluviale sorse nel XIV secolo Phnom Penh. Le guglie dorate del Palazzo reale evocano i fasti della capitale del periodo coloniale e nelle austere sale del Museo Nazionale si allineano i capolavori della antica statuaria in pietra dei Khmer, fondatori di imperi. Da Phnom Penh partono a raggiera le strade nazionali che raggiungono ogni punto cardinale: questa è la vera porta di ingresso in Cambogia, un Paese che per noi Occidentali è nota soprattutto per Angkor, ma che ha molto altro da offrire. A Sud si estendono le incontaminate spiagge del Golfo del Siam. Ancora più intatte, ferme ai tempi di un’Asia ormai scomparsa, sono le vaste pianure che si estendono intorno al fiume e al grande lago. Qui, lasciando le grandi strade e percorrendo un breve tratto su una delle tante piste di terra rossa, la vegetazione custodisce antichi templi in pietra e torri-santuario avvolte dalle radici di giganteschi alberi. Tutta la Cambogia é un vasto parco archeologico ancora largamente sconosciuto e che, passo dopo passo, si svela al viaggiatore preparandolo alla meraviglia che culmina ad Angkor, un’area archeologica patrimonio UNESCO unica al mondo.

Nel cuore della penisola indocinese, senza alcun sbocco sul mare, su un territorio montuoso coperto di foreste e piantagioni di caffè e di tek, si estendono i 236.800 chilometri quadrati dell’antico regno del Milione di Elefanti, il Laos. I suoi confini sono quelli delle sue frontiere naturali. A Nord, dei grandi massicci montagnosi lo separano da Cina e Birmania. Al centro delle grandi montagne, in una valle solcata dal Mekong, splende l’antica capitale Luang Prabang, dove una cornice naturale di rara bellezza inquadra un complesso di monasteri e pagode. Si tratta di uno scenario forse unico al mondo e per preservarlo l’UNESCO lo ha incluso nel World Heritage. L’arte religiosa del Laos possiede una carica mistica rara, per rendersene conto basta scendere a Vientiane e soffermarsi ad ammirare i capolavori contenuti nel Ho Prah Keo o contemplare la mole del That Luang. Un grande ponte, a Vientiane, unisce le due sponde del Mekong e congiunge il mondo thailandese con quello laotiano, ora separati da una frontiera ma anticamente uniti. Per 1865 chilometri il grande fiume fa da frontiera fra i due paesi e, prima di precipitare con le fantastiche cascate di Phapeng nella pianura cambogiana, si allarga a formare lo stupendo scenario delle Quattromila isole. Un alto monte, dalla forma quasi cuneiforme, si erge sulla riva occidentale; sulle sue pendici gli antichi Khmer eressero una delle loro piú grandiose opere di architettura sacra: il Vat Phu. Sulla riva opposta, si alza fino l’altopiano dei Boloven, ricco di vaste piantagioni di tek, the e caffè che si estendono fino a foreste incontaminate. Qui sono ospitati i tanti villaggi delle minorità etniche mon-khmer, originari abitanti di queste terre, rimasti custodi di tradizioni antichissime.

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